lunedì 14 novembre 2016

U.S.A.

Austrian based Napalm Records

U.S.A. - da “La Stufa A Gas”




In due parole, in quattro parole,
mentre il treno
non ti attende da sei giorni
e la gente crede che i siriani siano colombe o tuttavia ratti
di cenciaio. In due parole,
in quattro parole, mi sono svegliata e mi sono fissata
alla sedia di alluminio
schifosa nel giardinetto calante
che dà la schiena alla hall in stile liberty del terzo museo libero della terra.
Sei giorni che non bevo il mio infuso di mirra..
L’edificio annusava di menta e noci grinzose,
e sudore delle braccia tramanti della guardia giurata alla porta.
Avevo con me un campioncino di olio di fiori di fico d'india, me lo sono piombato in gola:
non c’era un gran che altro da fare,
pensare a Rubinstein,
alla rapsodia ungherese numero 12. Ho fatto la strada di corsa,
con le borse dell’ufficio reclutamento, il naso ingolfato dallo zolfo di
queste sorgenti,

fino allo steccato del vecchio
Aldebaran - vantava
di essere stato rapito dai marziani una decina di volte – se vuoi
ci metto una buona parola, se vuoi,
Per la faccenda del conservatorio – tranquillo,
è acqua passata. - Acqua ch’è passata non ripassa
ha detto – non c’è nulla di periodico nella vita _ vedi, ha detto, imbracciando
un faldone di vecchi
giornali, è tutto scritto qui, chi ha bisogno dei libri di storia?
Basta il fondoschiena per star comodi
seduti.


In due parole, in quattro parole, poi eravamo
una ragazza nuda e io;
rogo per la luna che muore,
non ne vedremo una così prima di diciotto anni.
così grande, così falcata, così tristemente diurna…
Il bambino lagna una cantilena
allo zoo centrale:<<United States of Atomica". Sia
benedetto il tuo cognome, America>>,
più o meno. E biascicava parole come lellalecca e maramella e anga.
Vcino alla gabbia dei canguri, ho chiesto da accendere a uno - cravatta, ventiquattrore
sagomata in una intera vescica di vacca.
Il ragazzino nel girello vicino alle anatre,
Anche lì c’erano due sedie , ma facevano meno schifo; una verde
l’altra, scrostata, mostrava la sua anima di galassia - made in heaven -
come il disco postumo dei Queen di Bulsara- my life has
been saved -

2
In due parole, in quattro parole,
il cervo abbattuto, nella radura poco 
lontana 
dalla statale,
i gabbiani sul tetto della turbo gas. Un uomo solo
cammina lungo il guardrail, mastica e sputa
un siero di gasdotto, con la sua tuta azzurra da mangiafuoco,
il fango sotto le unghie. Se potesse, vorrebbe chiamarsi Gastone,
come il cugino fortunato 
di Paperino.
Avrà forse un nome che ricorda che 
ricorda quellodi una antica
imperatrice, ha gli stessi occhi della Regina Cleopatra
di un film italiano,
ne tiene un occhio socchiuso, come per ripararsi da una raffica
di ingiurie.
Va
lento,
solo,
lungo la carreggiata:
due
parole, quattro parole, sopra il mio quaderno unto di salsa si soia,
vuoto fuso per ingannare con la parola che vuoi,
rispetto a quella che dovresti.

E
il cacciatore che stampa nella terra il logo dei sui
stivali di pelle di daina.
Il cervo abbattuto. La nuvola
ferma sulla meridiana naturale della
sierra.
C’è un tempio per il bene e c’è un
caffè, nella città dei vivi, dove il male si incontra per
discutere delle ultime elezioni,
sopra i criteri di potatura dei bonsai, su quanto deve bollire
un uovo alla coque, di numeri felici, della dea bendata che vede anche ad occhi chiusi…

La lettera che m’avrà inviato Neil, ormai dovrebbe essere
stata rispedita al mittente È un po’ che non vedo
il mio vecchio
professore di filosofia…

3
In due parole in quattro
parole,
un’unità  di militari all’entrata di uno
palazzetto, per la partita
della squadra femminile di pallavolo, il gallo
segnavento fermo in direzione ovest.
In due parole, in quattro parole,
dalla parte opposta
a questa criniera di isolati, il mio vivaio con un solo ulivo e un giogo
puramente ornamentale; di buon legno, questo, sì. Starlato e ridipinto con una tinta
di legno naturale. Penso: fra diciott’anni la luna di
stasera avrà l’età della mia

cintura di cuoio nuova di zecca
fatta a mano. 
Smette di piovere,
si stacca un’arancia dal tramonto, passa una pantera con l’anarchia fra le zanne.
E se
solo si potesse dare un nome a un paio di scarpe…
Qui dove non divido l’affitto con l’asino  
della gioia.









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