giovedì 17 novembre 2016

Storia Di Kim Che Guarda il Mare


Petrolio_ di &m.B




























 


 Storia di Kim che Guarda
il Mare – da “Frasario”




       *
                                                                              Avevi in mente sassi contro gli scuri, generati
                                                      Da privati, valvolari palesamenti.
                                          Avevi in mente.  Avevi in mente… ma fra una cosa e l’altra,
                 Fra bibliotecari sbarbatelli, mentre ripiegavi in
                         Un angolo cent’anni di gallerie d’arte via da questa cella di carta e di avorio,
                               Una parola aratro che adesso è questo giovane
                                             maggese radiante;
       Attesa per un’arteria d’ombra senza oriente: una ad una con un soffio dell’asma tutte le piccole
Candele di una processione sul mare. Di questo non sapevi, l’hanno fatto
Contro ogni tua obiezione. Il contratto
   Prevedeva un ufficio luminoso nella coda di una balena,
        buoni pasto ogni fine mese, le ferie pagate sulle rive della visione
              della buona vecchia Europa, 15 giorni l’anno…
 Gli scuri sono di una finestrina della piramide di Cheope, c’hai vissuto per trent’anni, sì ma ora...
           ora scalcia via nell'aria la sirena di un naviglio...
La finestrina affaccia
Nell’antro della sibilla, la finestrina
Della pietra in cui è sepolta la maschera di Agamennone e il cognome da nubile di tua madre…
L’oblò di un vascello nauseabondo, lo star-gate per una foresta d’avvocati e vecchi banani fatiscenti
Avevi in mente… Ma il buon umore di luglio te l’ha impedito
Garantendoti il sud sbandato e il fegato di raggiungere la quota
Centomila sulla tua lista di addii e finti come stai. Con le valige delle dita
Appena scartate -  tornavi da uno dei tuoi viaggi in uno
dei tuoi globi impossibili. Avevi in mente anche un bel
Mottetto e all’improvviso cinquantadue anni
Tuo marito che ti dice di aver fatto una polizza, per assicurarti una vita in un atrio, con indosso
Solo un sombrero ricavato da una vela celestina...
       La fiacca ha acceso la bugia sul comodino, l’ha spenta
       Quasi subito; ed il latte è diventato una notte a Eleusi,
          Quel latte di china nerissima che ci ha incantato tutti, per un’ora
            Di giallo che c’ha visti correi, per una durata di pane e di magro; nel bicchiere, il latte,
              Sul comodino, di fianco alla tua collezione di poesia italiana, dal ‘200
                           Ai giorni nostri.
        *
    Un flashback, perfettamente a caso,
In una stanza nella pioggia di serpenti ad aspettarti -
Lacrima l’inferno del refrigeratore puntato verso l’infinito -
Con le banconote in mano che m’avanzano dall’affitto di una branda
Un argomento di scena verso la
      Baia, con la mezzaluna del Congo sorta da un getto di vinaccia, preparato due giorni prima.
            Con i miei scongiuri arcuati a
        Inglese d’amore, zeppi di potere e cristi vivi.
        
        *
                  Vorrei ingigantirmi in te, guardarti
          Enormemente ammassato, tradirmi con le labbra dei nervi.
   Dentro non avresti udito il picchiettio, la serietà del
Crollo fresco di quel cielo roso come
    I piedini dei tavoli in quel muffoso bar sul golfo, mentre il vapore dei frutti
        Di bosco sale dalla mia tazza fino all’osso
                Della mente, giovane fucilato con la camicia snodata...
        *
                       << …Il ghiaccio si ritrasforma in barriera corallina
             Tanto facilmente >> poi il granchio
        Della prima azienda di materassi e reti ortopediche della zona,
     Ha spento la radio, canticchiando “ogni cosa che brilla è petrolio olio olio….” e siamo tornati
            Nei paltò, nella neve, sui nostri sandali ascetici, ai nostri furgoni
               Targati con il nome dei venti, nei nostri paltò.
                          Nella neve.







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