La Sirenetta – da “ Bluff in -Versi “
(Anne Kussell, 1983)
Densa
l’elica lattea sillaba la fiumana - Basaltina - intorno, le lampare
Spoglie - i cupi puffini riconoscevano il tuo passo nella foschia,
Si avvicinavano alla soglia per spillare il miglio da una spanna aperta
Di miracolo, chiedendo il permesso di ritirarsi ai loro affari di vili
Oracoli, lo schizzo in gore d’ acqua castana.
Spoglie - i cupi puffini riconoscevano il tuo passo nella foschia,
Si avvicinavano alla soglia per spillare il miglio da una spanna aperta
Di miracolo, chiedendo il permesso di ritirarsi ai loro affari di vili
Oracoli, lo schizzo in gore d’ acqua castana.
Maturava
una roggia di luce, dalle altane della casa
Estiva, a uno degli orizzonti stirati, a caso - quasi spesso ti occupavi
Della mensa - (Forse le sirene…) il cuore batteva con la palla di sego
O di rena, slegati dal cielo, Da "quel" cielo, discesi a una macchia di
Estiva, a uno degli orizzonti stirati, a caso - quasi spesso ti occupavi
Della mensa - (Forse le sirene…) il cuore batteva con la palla di sego
O di rena, slegati dal cielo, Da "quel" cielo, discesi a una macchia di
Lumi o di
bacche, vinti…
Aveva
anche il nome di un naviglio, la sirena. Circe. L’isola si
Rompeva dal suo ossario - fugava il madrigale di un pingue libeccio -
Era difficile rincasare, a sera - necrosi planetaria, muta i lupi in
Lattanti - dove il limone si sghiaccia in un grumo alare. I fari a
Rompeva dal suo ossario - fugava il madrigale di un pingue libeccio -
Era difficile rincasare, a sera - necrosi planetaria, muta i lupi in
Lattanti - dove il limone si sghiaccia in un grumo alare. I fari a
Rovistare,
senza posa dei tuoi occhi, spessi come fondi di specchi o in balzi,
Se un
invasore, dal porto, risale la sterrata per il camposanto, fino
Allo scalo evaso delle nubi - non muta il quadro di una truffa di versi,
Sillaba nella lapide fluida. T’avrei inciso sulle foglie garrule, fra i fogli -
Ogni rigo era un rito - anche la poesia povera del sangue - fischiava -
Questo luogo è il mondo, un’orchestra d’alberi maestri -
Allo scalo evaso delle nubi - non muta il quadro di una truffa di versi,
Sillaba nella lapide fluida. T’avrei inciso sulle foglie garrule, fra i fogli -
Ogni rigo era un rito - anche la poesia povera del sangue - fischiava -
Questo luogo è il mondo, un’orchestra d’alberi maestri -
T’avrei
chiamata Ariel - a volte parevi una sirena, quando sfoltivi
L’incantesimo delle nostre dita con le tue fiale di fuochi, dal baule
Del giorno all’inutile corsia serale. Questo è il rito di nozze agli alvei
Secchi del sud… Malgrado sia questo sonno, così possibile, così
Eterno, solo una squama della tua livrea, Ariel, Ariel... - Porto diurno.
L’incantesimo delle nostre dita con le tue fiale di fuochi, dal baule
Del giorno all’inutile corsia serale. Questo è il rito di nozze agli alvei
Secchi del sud… Malgrado sia questo sonno, così possibile, così
Eterno, solo una squama della tua livrea, Ariel, Ariel... - Porto diurno.
Tanta roba,tanta.
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