domenica 30 giugno 2019

Fede nuova



































E  gli nega il cielo, e gli confuta l’assoluzione
costui che di cui imminente e l’risveglio.

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Prete da due ostie, e poche canne d’organo pesate _ pure turate
da piccioni morti; e tiare polverose d’oro sconsacrato in sacrestia.
Tosse da incenso.  Dio mio, signori, presenti, conoscenti, fedeli,
non v’è grazia superiore all’illusione di una fede - pulpito di fuoco.
Qualsivoglia fede. Lo sapevano gli ecclesistici della pietra.
E i sacerdoti nei giardini di sabbie. Lo sa_ non volesse iddio_ il sottoscritto.
Ma la nostra è più superiore. Tossisce.  Una buona grazia in corteo. Cera.
In limine scopersi parabole ascose, occultate pel sangue che
non trovasse frutti e non lo zero tondo del guadagno, da portare in confrssione.
Per un po' di chiarità in questo nero delle una e un quarto del mattino. 
Fedelia, amici... aiutatevi.



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È successo. Volgendo il capo a oriente, il richiamo della luce.
Ispirazione a sostentare le corsie della pazzia
ove i poeti vibrano lance di filo. E i preti traversano la strada - come gatti neri.





domenica 17 settembre 2017

Milonga





Milonga
E. Belculfinè, Siracusa 2017-09-17


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Non si nasconde, non si nasconde
come il ragno scoperto sulla pietra liscia,
come la seppia che si scorda di lanciare il suo nero
o
come gli uomini, gli uomini del mondo,
che vivono per le strade, dove piangono
o ridono o giocano all’amore e con il peso.
Non si nasconde la morte.

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E come la morte non si estingue il canto dei poeti,
seduto come un amico ad aspettarti
scendere dal tram,
con le carte in mano,
arriva danzando.

E’ una milonga la morte, vestita 
di rosso o di nero,
vestita in bianco nei giorni di fiera,
con gli occhi d’oro e le pietre che la schiacciano.
E l’uomo si leva e scompare quando danza la morte
con la cresta infuocata di gallo,
e dice - in voi io apro una delle mie cento fontane,
andiamo.

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lunedì 2 gennaio 2017

ll tram si lagna. Nel cortile




ll tram si lagna. Nel cortile 
 - da " La Stufa a Gas" - Anne Kussel




ll tram si lagna. Nel cortile                                -              si snodano le foglie –
Riarde il tempo sulle giogaie, nei 
versi - il maggese, il passo, la cortina di
lumi alle soglie…
così distanti dalla morte... Seduto alla balaustra - si schiude il bilico del seme – le
api restano a maledire , con l’agata ferrosa che non chiede soluzioni. Il nome da ragazzo di
Buddha, lancinante nella pietra - trafilo di legge – o forse Giove
risalì a sedurre il tuo silenzio in un’aria
d’erba di mattino - spina  che dà un solo, unico moto del pensiero.
E non avevo più parole. E non avevamo più 
vesti…

*
Fuori dalla                            mia voce
Gennaio s’allaccia a un povera loggia, povera,
 poverissima…
Trai frutti che ho sortito in favore da dio, le
candele in fila lungo la sera, quelle a stento accese, quella buia da un momento,
luci che fuggono in un clima dell’intuito – dividi: o sconforto o allegria
non ha che una chiosa la salita dell’animo…  le candele 
sono numerate dal principio.

Crisma per questo Nulla che 
mi 
hai premesso...
Ah, io vorrei…  è la gara al valore. E tenderti con 
i fili di seta di un dialogo, In un foglio bianco, 
refrattario, che nulla ha a che fare Con il bacio “eterno” - “interno” e la sua luna – 
il mio olfatto ha tendini fibrosi…
Lenti branchi di nubi si ramano con il latte della notte…
Distante è così il vespro dall' Angelus! Medita l’ora sulla sintassi 
degli orologi,
ristagna un granello dell’inezia 
che m’hanno tolto… 
ah,
se vorrei…

*
Vagando contro giorni senza 
mente
La pelle dell’afide muta in piumaggio, il 
pensiero si piomba nella polvere –
luoghi estremi di elegia, punti fra i margini dell’udito, a posare la prima pietra 
della Possibilità! Ci amavamo come gli angeli… rodeva nella selce del mio ventre il tuo
rostro Era il grido dei falchi sulle cave.



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Anne Kussell