Don Cosmo – da “Bluff in-Versi”
(Anne Kussell – 1983 – &m.B)
Hai continuato a pedalare
Dopo che il cuore si era fermato, - in seguito, l’alba demolita; chi sa, gli
avieri
A sfogliarsi sui dirupi, a diramare chicchi
di balauste lungo
La fossa dei silfi –
Dall’oratorio, poche suole all’albero
del globe-trotter,
un sileno che piangeva
Invocando il nome dei Padri, ai
lagunari eremi, eterno vi arde lo stuolo degli spazi…
Ci vorrebbe una aeronave – dicevi –
La gazzarra rendeva lieto lo spartito “Lodate
l’uomo, i suoi fili di niente”.
Cantavi e in rose profonde il fungo tessile che
Condensa la matassa della nostra geologia
privata - il vento riluce in uno scoppio,
Fossile nella greppia di cobalto - può
il giorno, curato da una balza…
E pure mi afferrasti un modo nuovo di
pregare, con
la luna malga,
con lo smeraldo delle lingue.
*
Hai continuato a sgroppare per ore, dopo
Che il sangue era sfollato in una eclissi
del
Vecchio cuore-gomena.
Attraverso il piccolo uscio d’acqua
santa, l’arco di una giga carogna:
Non suonava da venti annate di falerno;
fra le
Mani dei passanti quella posa d’amicizia
esterna al mondo di orologio che t’eri imbastito sul
Match,
fra i fiumi di loto, un po’ più larghi i guantoni – così che avrei potuto chiederteli
in prestito...
*
in prestito...
*
All’ombra dell’ombra schiarita da un
sole neurale, scala sull’acme di una
Luna d’aprile/ luna d’aprile - scivola
sull’arnia /il rame del martin pescatore.
Fummo sfrondati e interrati nelle
nostre faretre,
Il corpo incendiato fascio a fascio.
*
Hai seguito a morire per giorni, dopo
che la vita era…
Come si fa con la punta di un ago per
togliere una scheggia…
Sempre dallo stesso lato, la tua clessidra,
questo lo ricordo.
Disancorato per smussare la cortina d’eternità
e di canapi
Che mi depredava con un lampo ansimante, e non potevo scollarmi
Dai tuoi cosmi finiti, dagli avana
fumati a metà, da un frase galante
Appena composta, in trillo o giava, trascurata
dalla guancia livida del sole sull’aranceto della
Missione. È qui che vivi, una
cattedrale d’edera, grano di sale, ma un vecchio organo elettrico
Pietrifica il bel tempo, talvolta entra
una rondine dal rosone sberciato con le sirene
Filanti di una volante, verso i banchi
della fiera.
Quindi è qui che vivi…
Sempreverde l’ora dei santi dell’ultima ora.
Niente è come si crede attraverso la
psiche del ciborio.
Qui rileggo le tue lettere d’amore - guizza
la cavalletta, sulla tendina sfilano
Le carrozze. M’affido
Le carrozze. M’affido
Alla medaglia di sant’Erasmo… il lume tentenna, dentro l’ aura buona,
discesi a piombarci sopra il letargo delle reti...
discesi a piombarci sopra il letargo delle reti...
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