Da
“La Cima Parlata”
(A.
Kussell - 1988)
(Voce della mia stirpe
che canta,
Dire - vorrei - e segnare una
Memoria: non ricordo il dove e che vuol dire
Questa fenice del sangue - risale
Questa fenice del sangue - risale
Da un non dove, dal
mai sepolto in un brivido della pietra.
Vorrei ma è grigio argento -
nel bel forziere.
Quasi non resta che nulla, primi anni
della
Mia infanzia felice, che fui giumenta e come alito di vento piano…
Mia infanzia felice, che fui giumenta e come alito di vento piano…
Ogni giorno fu – silenziosamente…)
Il tamburo, un giacinto di verbi; era…
una sera
Di gennaio - o d’agosto fra i
Di gennaio - o d’agosto fra i
Brani di un’alpe? Ormai ricordo appena
il gong della grancassa - coda di volpe
Fra i filari sedati - L’anello di
galassia in una fibra di carbone_ appena
lo ricordo…
Oh, era un giacinto di versi, sì, come turchesi
ultramarini;
Il suo tam, tam, tam di terra e di
brina, coda di
Volpe fra i filari.
Volpe fra i filari.
Lì sulla soglia del focolare, quasi
ancora fiamma:
Giunti alla fine dell'anno, salvi della morte:
Voce del mio popolo, canta, canta... -
Ai cori oscurati - ai canti vivi di una gleba di terra...
Alla preghiera d'ansia... il caro ricordo
Fende il canapo, il vino districa nei calici di fango.
Fende il canapo, il vino districa.
Ai cori oscurati - ai canti vivi di una gleba di terra...
Alla preghiera d'ansia... il caro ricordo
Fende il canapo, il vino districa nei calici di fango.
Fende il canapo, il vino districa.
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