giovedì 22 dicembre 2016

A Benedetto Zoccola










A Benedetto Zoccola.

T’ho conosciuto ch’eri lunato sulla nostra guerra –
la mia, la tua, la loro guerra. Sì, anche la loro...
Sfrondata dai colpi di moschetto, ripulita dalle raffiche di vento,
in faccia al nulla di una povera preghiera…
La mia, la tua, la mia, la tua…
Ricordavi una vaga scultura - sfumata - con la tua gioia, la nostra rabbia nella ricerca di un seme,
la partenza di mille vie stagnate nell’ancora di assurdi futuri forzati,
il sacro diritto alla paura -  hai sorriso, questo non lo dimentico,
tu, magari, forse… io no. Lo ripeto.
Nella forza del sangue la lotta semina un acino di diamante.
Nella forza del sangue la lotta semina un acino di diamante…
Anche questo potrei ripeterlo - all’infinito…
Io? Stanco per il mio verso che non dà risparmio a una tristezza esitante
- pietra inesauribile, eppure…
Perché è selce la parola - da levigare con le mani  nude
Ma l'amore è un picco di nevi che lambisce il vento...
Nella forza del sangue la lotta semina un acino di diamante,
Nel fiato una nota di piombo - l'attesa del giorno...

*
Oggi t’ho colto una margherita, 
un mio amico - un’altra - 
e un altro - una ancora… Oggi t'ho colto una margherita...
Altri vengono a deporre una lettera d’oro…
Vedi, come un panno di seta è appena il guizzo delle tue lacrime. Bisogna aver pianto
di gioia, per poter dire di aver pianto davvero - voce del popolo che canta. Ma questo lo sai.
E che sia vero, o più vicino al vero, è dolce e mi
tormenta.











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