venerdì 9 dicembre 2016

Il poeta di Costantinopoli






Il poeta di Costantinopoli - da “ Nuovi Arrangia-menti”
(1992-  Anne Kussel)





Come v’hanno detto, non sono uno alle prime armi…
Molto inchiostro mi passa fra le mani
Dunque mi conoscono a Lesbo, la mia terra, del resto anche da Roma
M’hanno commesso idilli.

Ecco, ascoltate,
Ve ne canto qualcuno, lasciate solo che imbracci la mia lira.
Questa è un’ode ad Apollo, irraggiante, piena di grande speranza,
Alla maniera del caro Alceo.  Ascoltate la mia Matidia, ecco, la pensai al
Ritorno dalla città di Suessa, mentre traversavamo io e i miei attivisti,
A guado, il Garigliano, per non pagare il dazio.
Qui per Parmenide, qui per la Lidia intera.
Ritmo – nel confine umano – esatto. Ed ecco a Euterpe, badate, va migliorata
E qui, accanto ai versi per le nove muse, ancora gialli di ginestre, il mio Tiranno Eletto.

Ora attendo da tempo ad altra materia: un’Arpia. Il mio grosso dilemma
Sono le piume. Troppo lievi per farne una parola. Ma ho pronti i piani
Le bozze, così leggere occorre che diventino da sollevarsi dalla carta
E involarsi nella repubblica delle idee… estranee a sé e all’aedo, e nell’afa di Dacia
Si consumino lontane.

Ma l’opera che più mi preme, come l’Ermete  
Giovane dello scultore di Tiana
La sognai un giorno di biga, al tramonto, fuori del palazzo della Gorgone;
La mente mia, a prova, ne ridiscese alle porte dell’Avello - Quanto la
Vagheggiai, il bacio di Achille al suo assassino.















(Mentre a
 voi, semi-legalmente,
 offro il frutto di
questa conversazione…)

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